Il Parco Naturale di Cavriglia si estende su una superficie di 600 ettari tra i boschi che ricoprono le colline tra il Chianti e il Valdarno.
Grazie alle strutture ricettive, il Parco è l'ideale per una vacanza a contatto con la natura: attraverso i numerosi sentieri si possono praticare trekking, equitazione, bird-watching.
Cavriglia rappresenta anche un luogo da cui raggiungere facilmente le maggiori città d'arte Toscane (Firenze, Siena, Arezzo) e il punto di partenza per escursioni nel Chianti
attraverso itinerari storici, culturali ed eno-gastronomici, quali Radda, Volpaia, Badia a Coltibuono.
Spartiacque ideale tra il Chianti e il Valdarno, Cavriglia, immensa distesa di verde che dal crinale dolcemente digrada, custodisce una natura intatta e
incontaminata
.
La presenza dell'uomo si avverte discreta nelle parti attrezzate del Parco, dove le strutture si inseriscono nella natura senza turbarne gli equilibri. Attraverso i sentieri che lo percorrono, si scoprono una flora e una fauna tra le più variegate: é possibile incontrare mufloni, daini, caprioli, ma anche lama che vivono liberi. Il Parco si visita a piedi, in mountain bike o a cavallo; un piccolo albergo accoglie gli ospiti offrendo un luogo curato e accogliente per trascorrere una vacanza diversa.
LA CHIESA DI SANTA MARIA A CAVRIGLIA
La chiesa di Santa Maria a Cavriglia (meglio conosciuta come Santa Maria a Monastero), pur avendo subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti ed alterazioni che ne rendono difficoltosa la lettura all'esterno, presenta una struttura distributiva chiaramente riconducibile alle connotazioni tipiche dell'architettura monastica vallombrosana. Il volume si sofferma in un iniziale analisi di tale architettura, per poi entrare nello specifico del manufatto che, da sempre, è legato al nome di Santa Berta, le cui ossa sono conservate nell'ala del transetto a lei dedicata. Corredata da un originale apparato fotografico e da un esaustivo rilievo architettonico, l'opera è completata e conclusa dalla redazione di una ricca appendice documentaria, frutto di un lavoro di ricerca svolto dagli Autori presso l'Archivio Capitolare di Fiesole.

Il borgo nel quale è situata la chiesa conserva tutt'oggi il toponimo che da questa costruzione ne fu in qualche modo caratterizzato: Monastero.
Dell'originario convento, il primo femminile appartenente alla congregazione dei vallombrosani, restano delle tracce la cui decifrazione si presenta assai difficoltosa. Da molto tempo infatti l'unica parte che ha attraversato senza subire danni letali i periodi di scorribande e depredazioni che lo ridussero in rovina nel secolo XV è stata riutilizzata per usi abitativi privati. Una parte conserva ancora la sua ormai antica funzione di casa parrocchiale. La chiesa, il cui nome è da sempre legato a quello di S.Berta, ha una struttura chiaramente riconducibile alle connotazioni tipiche dell'edilizia vallombrosana.
Una serie di costruzioni addossate alla chiesa stessa, come la Sala della Compagnia che ricollega l'ala sinistra del transetto con la facciata principale, ne rendono sostanzialmente illeggibile la struttura, contribuendo così a fare del campanile l'elemento che nel complesso è quello maggiormente caratterizzante. La facciata così come la vediamo oggi è frutto di un lavoro di "restauro" eseguito nell'immediato dopoguerra, periodo che vedeva la chiesa colpita in modo abbastanza grave. I danni riguardarono soprattutto l'ala destra del transetto, che fu danneggiata dalle schegge di una bomba. La facciata precedente, risalente al periodo 1839-47, era abbastanza diversa e presentava due aperture a lunetta in luogo delle abituali nicchie, così come diversa era la parte terminale della Sala della Compagnia. L'interno è riccamente decorato ad affreschi allegorici e di particolare interesse architettonico è la volta posta all'incrocio tra la navata e il transetto, il cui sistema costruttivo è quello tipico dell'architettura romana usato per le cupole autoportanti. La sistemazione interna della chiesa è sostanzialmente quella del 1853; i cambiamenti degli ultimi 150 anni sono infatti veramente minimi.
La Pieve di San Giovanni Battista, costruita tra l'XI e il XII secolo e cuore antico del borgo;
il Museo della Pieve, in cui sono conservati dipinti e arredi proveniente dalla vicina chiesetta.
Villa Marcella nasce intorno all’800 nel paese di Cavriglia da una famiglia nobile.
All’interno si possono ammirare oltre ai suggestivi affreschi, anche diverse fotografie originali del Marchese Ingegner GIOVANNI GARGIOLLI inventore e costruttore di uno dei primi teleobiettivi italiani, il quale fu chiamato nel 1892 a dirigere il Gabinetto Fotografico Nazionale a Roma. Fu amico di alcuni illustri

personaggi come Guglielmo Marconi, Carlo Lorenzini (in arte Collodi, l’autore di Pinocchio), il compositore Giacomo Puccini e lo scrittore Giosuè Carducci.
Residenza estiva , in origine veniva chiamata Fattoria Monastero, perché i suoi vigneti dai quali si producevano degli ottimi vini chianti premiati con le massime onorificenze, confinavano proprio con il Monastero di Cavriglia.
Arredata con mobili rustici originali, ed in parte antichi è molto accogliente, e
si può notare l’eleganza del tempo passato, è abbracciata da 4.057 mq. di giardino completamente recintato, il quale permette di mantenere una certa riservatezza.
La posizione è assolutamente strategica per raggiungere i centri turistici più importanti, Firenze si trova a circa 30 minuti, Siena a 35 min., Arezzo a 30 min., e in pochi minuti d’auto, si raggiunge il parco naturale di Cavriglia.
E’ stata protagonista della serie televisiva Turbo, una fiction proposta da Canale 5.